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BEGINNING

  • alessandroonorato0
  • 9 dic 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

 



San Fran. Den Tella’s bar. Reebo in zona a far danni. Birra fresca che la giornata è più calda di quello che dovrebbe essere. Surriscaldamento globale o vento del deserto. Una signora spiega che stanno facendo test atomici e l’aria è più calda e teme nasceranno bimbi con tre occhi o bimbe con tre seni. Che magari faranno comunque grande successo tra vent’anni. Oppure finiranno in un museo degli orrori a San Pietroburgo.

Mi hanno licenziato.

Insegnavo teatro. Che è un bel lavoro, non è come fare il regista o il direttore di una bella struttura ma comunque ti lascia un po’ di creatività artistica.

In realtà non volevo insegnare teatro. Ero in aria di diventare un gran drammaturgo dieci anni fa poi le cose si sono fatte un po’ confuse.

Questa parte del mondo ti confonde ti distrae ti inganna ti manipola ti ubriaca di troppe cose.

Comunque il licenziamento era arrivato come ultima conseguenza di una serie di sfortunati eventi.

C’era da fare lo spettacolo di fine anno e avevo scelto il Mercante di Venezia che è un dramma shakespeariano di indiscussa fama.

Il Rettore interviene dicendo di non voler sollevare polemiche e di lasciar perdere perché il genitore di qualcuno dei nostri studenti potrebbe tacciarci di antisemitismo.

Beh, me ne sono fregato e sono andato avanti.

Poi c’è stata la storia della relazione con Porzia, o meglio, con l’attrice che interpretava Porzia, e anche lì il Rettore spiega che non è il caso, e io gli replico che siamo adulti e consenzienti, e ancora dice che non è eticamente corretto, così gli rispondo che non è il caso e non è eticamente corretto che lui vada a letto con la moglie di un altro insegnante, il povero Antoine che poveretto è pure un genio incompreso, e così l’abbiamo risolta con un secondo rimprovero.

Beh, me ne sono fregato e sono andato avanti.

Infine è arrivato questo studente di colore che non voleva interpretare il Principe del Marocco, pretendente di Porzia, e sosteneva che l’avessi messo nella parte in quanto moro. In più sostiene che avrei dovuto affidargli il ruolo di Shylock, l’antagonista, il vero protagonista, e che peraltro aveva “molte più battute”. Io gli ho spiegato che non avrebbe avuto la parte in quanto attore cane e non meritevole e che la parte sarebbe andata ad un altro. E insomma ne ha fatto su una questione razziale.

Il Rettore mi ha convocato dicendo che avevo messo un protestante a fare l’ebreo (Shylock), un ispanico a fare il Mercante, e un nero a fare il Principe del Marocco e che non andava bene niente. Io gli chiedo allora di darmi una dozzina di attori veneziani che avrebbe avuto molto più senso. Così mi chiede ancora di cambiare l’opera. Io propongo di mettere il ragazzo di colore a fare il Principe d’Aragona e quello con il cognome irlandese e le lentiggini a fare il Principe del Marocco, “almeno ci sarà una vena comica nella cosa”.

Beh, alla fine vengo caldamente invitato a prendermi un periodo di pausa, che nel linguaggio di oggi significa dare le dimissioni.

Così sono andato al Den Tella’s ad aspettare un po’ di amici che mi aiuteranno ad ottenere la giusta vendetta: sfasciare l’auto del Rettore. Poi arriva Reebo, che è sempre una certezza quando c’è da parlare finchè non si è ubriachi, o ubriacarsi finchè non si è parlato troppo.

-    Che farai ora? –

-    Beh, tornerò a scrivere penso. –

-    Hai già qualche idea? –

-    Un film di vampiri. Un romanzo criminale. Un porno amatoriale. –

-    Il porno amatoriale ha bisogno di sceneggiatori? –

-    Sono un precursore. Sono avanti sui tempi e indietro sul whisky. –

-    Beh, almeno non ti serve tanto per vivere. –

-    Oh, beh, basta porsi un solo obiettivo per volta, in questo caso sfasciare l’auto di quel pezzo di… Chi è quella? –

-    Barbie, la conosci? Tanto bella quanto pazza. –

-    Oh. Non ancora. Fammi fare un tentativo. –

La guardo. Figura snella. Abitino rosa. Capello biondo. Si gira un momento. Occhi azzurri, sorriso da pubblicità di dentifrici. Quasi mi acceca nella penombra del pub.

-    Ciao Barbie. –

-    Ciao. Ci conosciamo? –

-    No. Ma sembra che l’olocausto nucleare stia arrivando quindi non rimane troppo tempo. –

Ride.

-    Che fai? –

-    Devo andare a sfasciare l’auto di uno. –

-    Che ti ha fatto? –

-    Mi ha licenziato. –

-    E quindi? –

-    Beh, immagino mi sentirò meglio… -

-    Peccato. –

-    Perché? –

-    Perché sto andando al Lollypop. E tu… -

-    Io potrei anche rimandare l’impegno. –

-    La vendetta può attendere? –

-    Stavolta sì. –

Finiamo in auto. Su è giù per ste colline messe a caso in questa città. Lungo il Golden. Davanti al Chase Center. Verso il Lollypop dove Barbie vedrà tutti i suoi amici zuccherosi insieme a me che le racconto delle bellissime vicende della mia ormai ex accademia teatrale.

Mi chiede cosa mi sballi.

Le rispondo “un po’ di tutto” – che sta a significare un 20% di nuove esperienza, un 30% di superalcolici, un altro 20% di donne e l’ultimo 30% di Underluminal che è una pasticchina sintetica che ovatta tutti i sensi, toglie ogni angoscia e ti lascia in una stasi felice, bisognosa solo d’amore e di sesso.

Vuole provarla.

Ne prendo due. Me le metto in bocca. Gliene passo una con un bacio veloce. Lei sorride si abbandona. Sarà un’altra notte Underluminal.

E la notte è veloce e lo siamo anche noi. E il Lollypop è un paradiso di zucchero e musica elettronica celeste mista di putti e angioletti in quattro quarti mentre le amiche di Barbie maschi o femmine che siano bevono drink con vodka e panna montata e sporcano cannucce rosate con rossetti di grasso rosso plasticoso come tutto il posto come tutti noi come tutte le nostre emozioni colorate come lo spray di bombolette cariche al 125%.

Il suono è confuso nel beat ovattato dall’emozione violenta della sintetica espressione dei pensieri del nostro cervello iperstimolato. Vibra la vertigine di Barbie sui tacchi rossi mentre lecca un lollypop rosa carico di zuccheri complessi come i movimenti delle sue braccia a ritmo di un dj appena uscito dal Muppett Show e riciclato in queste nottate, mal risparmiato da uno show biz che non lo molla più.

E mentre Barbie mi bacia, mi stringe, mi ama, mi dice che sarà mia e che io sarò suo e solo suo e solo suo io penso che non me ne frega più nulla di nulla di nulla e vaffanculo alle idee di vendetta sarà quel che sarà e amen.

 
 
 

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