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Cent'anni di Gaviscon

  • alessandroonorato0
  • 8 dic 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

O la Reunion degli Articolo 31 in vista di Sanremo


Ci sono cose che uno si imbarazza molto a dire. Tipo mi piacciono i nuovi Star Wars.

Ci sono cose che uno non ammetterebbe mai. Tipo ho un quid per i trans.

Altre che nemmeno sotto tortura. Tipo sono un fan di J-Ax.

Che non è mica un peccato grave, per carità. Credo sia un girone infernale abbastanza abbordabile, in una Malabolgia appena sopra i nostalgici di Twilight e sotto i traditori della patria.

Il timore più grande è quello dell’oblio sociale.

Di sentire sulla propria pelle parole come cringe e boomer.

Parole che ti fanno sentire vecchio, unto e brutto.

Comunque, nonostante tutto ciò, accetterò la gogna e ammetterò la mia posizione.

Sono un fan dello Zio. Perché sono cresciuto ascoltando gli Articolo 31, perché i primi concerti, perché parlava di Milano eccetera eccetera eccetera.

Gli Articolo 31 nascono nel 1990, un anno più vicino all'estinzione dei dinosauri che ad oggi. C’erano cose tipo l’URSS e la Jugoslavia, la Germania Est e Presidenti come la Thatcher e Andreotti. Freddie Mercury era ancora vivo mentre Ed Sheeran non era nemmeno nato.

Sedici anni di Articolo 31, fino al 2006, poi J-Ax solista, poi duo con Fedez, poi un sacco di confusione, infine la Reunion.

Annunciata con un freestyle inquietante.

Zero operazione nostalgia ma già da come suona sembra esattamente quello.

Pare Strade di città – 30 anni dopo.

Poi si parte con un classico dell’Ax degli ultimi tempi, ovvero l’arringa in tribunale contro gli hater del momento. Operazione che di regola coinvolge tutti i suoi fan, abilissimi avvocati abituati a difendere il loro paladino nonostante i continui cambi di direzione, con la pazienza di un tesserato del Partito Democratico e la passione di un berlusconiano all'ingresso di uno strip club.

[…] Avevo detto mai più con Jad o con Fedez. Avevo detto mai un talent alla tele. […] Ho detto mai Sanremo e ci vedremo al’Ariston […]

Che J-Ax non sia una persona coerente è ormai cosa nota a tutti da tempo. Ma l’incoerenza sfoggiata come vanto va oltre. L’autoelogio alla propria incoerenza. Magnifico.

Comunque, superato lo sbigottimento iniziale, ho iniziato a farmi piacere sempre di più l’idea di questo Sanremo che verrà. È il Festivalbar 20 anni dopo. Paola e Chiara, Anna Oxa. Il palco più importante d’Italia che finalmente esplicita il fatto che è giunto il momento per la generazione anni ’90 di avere le luci della ribalta, per rivivere alla grande i loro anni d’oro, in un’operazione di revival nostalgico degna di quella di Notte prima degli esami per la generazione precedente.

Era un po’ che era nell’aria dai. Voglio tornare negli anni ’90, le disco in bolla e la gente che salta…

Poi ovviamente Sanremo 2023 non sarà solo questo. Qualche vecchia gloria, qualche sopravvissuto dell’indie, qualche ragazzino, per il solito minestrone.

Che ovviamente non guarderò.

Come sempre, aspetterò il fantomatico nuovo disco, firmato Articolo 31, e lo ascolterò. Ben che vada troverò 3-4 canzoni che ascolterò per un po’, per poi dimenticarmene. Mal che vada forse una, da ascoltare distratto per qualche giorno.

Magari dopo aver succhiato un po’ di Gaviscon, come lo Zio consiglia.

Tanto a noi boomer va bene così.

Con un po’ di nostalgia per la figlia del farmacista che ci regalava i medicinali dopo una sbornia presa ad un concerto cantando a squarciagola Spirale ovale.

Lunga vita allo Zio e cent’anni di Gaviscon.





Foto scattata dal sottoscritto durante un concerto all'Alcatraz di Milano nel 2010. Fuori nevicava e dentro ci si innamorava perchè guardarla accendeva un desiderio incontenibile.

 
 
 

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