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Sonata Romana

  • alessandroonorato0
  • 7 dic 2023
  • Tempo di lettura: 2 min



Notte aeterna. Caput mundi di un mondo che non c’è più. Bucatini e gladiatori. Due Papi e vita dolce, un politico si fotte la sua puttana mentre nel palazzo di fronte Sorrentino diventa Sorrentino. Non c’è più Sciarra Colonna e nemmeno Fellini. Nessuna traccia di Califano o della banda della Magliana. Si mormora che Cesare sia stato assassinato, e che Totti non giochi più. Voci si rincorrono, rapide nella notte, un po’ confuse, un po’ bugiarde. In questo angolo di mondo chi cerca la gloria finisce qui. A volte si spezza, altre si corrompe. Raramente la trova.


Scivolo lungo via Veneto. C’è un albergo, maestoso e decadente. Mastroianni ha inseguito Anita Ekberg qui davanti. Qualche tempo dopo, nello stesso punto, mia madre saliva su un taxi per andare a partorirmi. Fumo silenzioso. È deserto intorno a me. Il Jackie O è vicino ma non mi attrae. Non sono pronto a tanta mostruosa umanità. Vorrei fare qualcosa di strano ma non sono ispirato. Non posso nuotare nel Tevere o volare attorno San Pietro. A questo punto meglio camminare e fumare. In fondo ho stivali nuovi. Chissà se migliori.


C’è un senso di ineluttabile in questa città. Un senso di passaggio obbligato. E di ritorno, eterno anch’esso. Mi chiedo solo se sono in anticipo, o in ritardo. Non so rispondermi. Come tutti. Chissà se hanno costruito Babilonia anche per me. La scritta Non contiamo un cazzo su un muro mi risponde muta. L’anima de li mejo romani.


Chissà se questa aria fredda sta attraversando i tuoi capelli. Se sono racchiusi o meno sotto il tuo solito cappello. E chissà se un pensiero di me ti attraversa allo stesso modo. L’ultima volta che ti ho sentita avevi un’aria così seria. Poi sei ripartita e hai abbandonato questa città e se andata a Berlino poi a Shangai e infine su Marte.


Nell’ultimo mese ho bevuto trentadue bottiglie di vino, quarantasei birre e abbastanza whisky da essere felice. Barbie dice che bevo troppo e io le rispondo che non ho più avuto sbornie tristi.


Ho tante cose da scrivere ma c’era un disperato bisogno di una sonata romana. Perché avevo qualcosa da dire che mi sembrava così chiaro e invece sono dolcemente confuso come questa città.


Chissà se al Papa piace l’amatriciana. Chissà se al Papa piace l’amatriciana.

 
 
 

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