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SECONDA OPERAZIONE SAN GENNARO - PARTE SECONDA

  • alessandroonorato0
  • 19 ago 2024
  • Tempo di lettura: 6 min

Il quattordicesimo giorno di riprese volge al termine. Siamo più o meno a metà strada per finire il film, almeno in teoria, ma se penso a tutto il percorso siamo molto più avanti.

Sono passati nove mesi da quella prima discesa a Napoli. Sono tornato a casa, ho scritto, o meglio, ho adattato “Operazione San Gennaro”, mettendoci dentro un po’ di tutto quello che mi hanno chiesto, l’ho imbastardito mettendoci un po’ di Rodriguez e un po’ di Gomorra, ci sono gli americani e ci sono i napoletani. Ho chiesto il permesso a Dino Risi, che me l’ha accordato facendo smettere di piovere in una fredda serata svizzera. Ho scritto belle battute per Alice e per tutti, e per far ciò mi sono scolato una discreta parte dell’anticipo in birra e whisky, con i No Cigar di sottofondo e la casa più vuota del solito. Mi sono preso qualche pausa, tra le nozze di Wale e qualche giro al Den Tella a trovare Reebo, sempre molto preso dalle sue idee di socialismo teatrale e cinematografico. Poi ho consegnato il tutto e Alice mi ha fatto avere un ruolo da consulente per la parte restante della pre-produzione e per le riprese. Li ho così accompagnati a vari incontri, alle infinite sessioni di casting, alle prove; poi tutti in Italia, via a girare per le location a fare scouting e tutto il resto.

Ci stavo persino prendendo gusto e mi stavo pure impegnando, anche se a volte mi bastava mezzo sguardo di Alice per ricordarmi che la vera ragione per cui eravamo lì era ben altra: rubare il tesoro del Santo.

Il piano l’avevamo ripetuto fino allo sfinimento, e sarebbe tutto successo l’indomani: il giorno delle riprese nella cripta.

Allo scoccare delle 18, un’ora prima della fine delle riprese, gli uomini dell’Aristocratico avrebbero acceso dei fumogeni in un tunnel sotterraneo che dalle fognature conduce sotto la cripta, a quel punto sarebbe scattato l’allarme anti-incendio e avrebbero chiesto a tutti di evacuare. Io e Alice avremmo atteso all'interno, con maschere antifumo nascoste negli zaini, e appena la cripta si sarebbe svuotata avremmo afferrato tutto, a quel punto gli uomini avrebbero aperto l’accesso alle fogne, da lì saremmo scappati, per uscire solo vicino al porto, dove un motoscafo ci avrebbe portato a Tunisi, e da lì aereo per Dubai. Per coprire la nostra fuga avrebbero dato fuoco alla cripta, in modo da darci il tempo di essere già imbarcati quando la polizia si sarebbe resa conto di quanto avvenuto.

Mancavano quindi meno di ventiquattr'ore e il piano sarebbe entrato nella sua fase operativa.

Alice fumava una sigaretta seduta in terrazza, immersa nei suoi pensieri.

Dividevamo la stanza già da un po’, ma l’intimità non mi impediva di pensare che forse se ne sarebbe scappata anche con la parte mia e quella dell’Aristocratico. Era fatta così.

Io ero sdraiato nel letto, vestito di soli boxer, a bere una Moretti senza impegno.

-    Magari stiamo sbagliando tutto, lo sai? –

Lei si volta di scatto e butta la sigaretta dal balcone.

-    Che vuoi dire? –

-    Il film sarà un successo. Ci potremmo fare su un po’ di soldi. –

-    Il tesoro vale cento volte tanto. –

-    Poi c’è quello che viene dopo. Tanti lavori ben pagati. Due carriere ben avviate. I premi… -

-    Che c’è, ti stai tirando indietro? Hai paura? –

-    No, non mi tiro indietro. –

-    E allora che hai? –

-    Napoli ha poco, ma ha questo tesoro… -

-    Che c’è, sei diventato un sentimentale? –

-    Lo sono sempre stato. –

Lei chiude le finestre, ed entra. Sale sul letto, mi bacia. Mi dice che il tesoro è della Chiesa, che la Chiesa è ricca, che i vescovi girano con auto di lusso e tante altre cose. Che se voglio con quei soldi posso farci molto di più di quanto loro non farebbero mai tenendoli chiusi in una cripta, se proprio non voglio godermeli.

-    E tu? Tu cosa te ne farai di una tale fortuna? –

Mi parla di una villa nella campagna francese. Di fiori e di animali. Di croissant caldi e di pittura en plein air. Di una vita semplice che è tutto l’opposto di quello che lei è sempre stata. Mi racconta di un sogno, con gli occhi di chi non ci crede, o forse ci credeva ma non ci crede più, non lo so. Non l’ho mai saputo e non lo saprò mai.

Le chiedo se c’è posto per me in quel sogno. Risponde che è maleducazione intrufolarsi nei sogni altrui.

Mi chiede cosa farò io. Le parlo di una distilleria che ho messo nel mirino, nel nord della Scozia, farò il magnate del whisky.

Ride.

Il canto di un gabbiano taglia il nostro silenzio.

Guardo fuori.

Il mare, più in là le isole, in mezzo le barche.

Domani sarà scirocco e sarà caldo e umido. Come la nostra ultima notte insieme.

17.55

Il cuore martella tanto che forse spacca il torace, non sono mai stato un uomo d’azione e chissà se ne sarò in grado. È l’ora decisiva della vita: da un lato soldi a palate, dall'altro la galera. Nel mezzo, un piano da realizzare.

Fumo. La gente urla, c’è chi ha paura.

Scappano.

Mano nello zaino, infilo la maschera. Riesco a respirare.

Afferro tutto quello che trovo e riempio lo zaino. Alice fa lo stesso.

Un sordo boato, si apre uno spiraglio sotto di noi. Scivoliamo nel tunnel.

Poi è tutto un po’ confuso

Corriamo

Ci togliamo le maschere

C’è puzza di piscio e gli zaini spaccano la schiena

Penso mi verrà un infarto

Corriamo

Tra i ratti di fogna

Attenti a non cadere nella merda

Ci illuminano la via di fuga e continuiamo

Corriamo

Vediamo l’uscita e iniziamo a sperare

Non sentiamo più nulla

Il puzzo e il caos sono ovattati

Siamo fuori

La luce quasi ci acceca

Corriamo ancora verso il molo

Motoscafo, Tunisi, Dubai

Ci siamo quasi

Strada da attraversare

La gente ci guarda confusa

Ci buttiamo che tanto essere investiti non ci spaventa

Saliamo a bordo

Gli ormeggi sono sciolti

L’Aristocratico ha già il motore acceso

Partiamo

Lasciamo il molo

Napoli dietro

Tutto dietro

Siamo in mare

Io ed Alice ci scambiamo un’occhiata

Non esultiamo, almeno non ancora

Siamo in mare

Dietro la polizia

Dietro Napoli

Dietro il film

Dietro tutto il nostro passato

Siamo in mare aperto

Tutto dietro, forse tutto davanti

Tunisi, poi Dubai

Forse ce la faremo

Solo noi tre

Ma se due siamo pochi

Tre è già una folla

E gli sguardi diventano sempre più carichi d’ansia

Qualcuno tradirà?

L’Aristocratico?

Alice?

Forse io?

Andiamo a manetta

Tagliamo il mare in due

Lasciando il vuoto dietro

Nessuno respira

Nessuno respira

Nessuno respira

I secondi sembrano minuti

I minuti sembrano ore

Ci vorrà del tempo

Ma è impossibile rilassarsi

Non ci fidiamo di cosa potrebbe arrivare

Da fuori o dentro il motoscafo

Mare

Mare

E ancora Mare

-    Siamo in acque internazionali. –

Mare

Mare

E ancora Mare

-    Siamo in acque tunisine. –

Tunisi, poi Dubai

Ho voglia di un caffè

Quando è davvero inappropriato mi viene sempre voglia di caffè

Vediamo la costa

Forse è il porto di Cartagine,

Pardon, Tunisi

San Gennaro e San Dino Risi han benedetto la nostra fuga

Chiediamo il permesso d’accosto, accordato

Sempre più vicini

Dopo Scipione e Craxi, toccava a noi entrare dall'Italia

Tocchiamo la terra africana

Scendiamo in un molo abbandonato, nell'antico porto in disuso

Ci vengono a prendere

L’Aristocratico li saluta calorosamente, prima di venir colpito alla testa e chiuso nel baule di un’auto

Alice mi guarda chiedendo il mio silenzio

Saliamo nell'altra auto

Il tunisino ci dice che in meno di venti minuti saremo all'aeroporto

Ci consegna i documenti falsi e i biglietti, Alice gli allunga una valigetta

Sta veramente succedendo

Saliti su quell'aereo saremo salvi

Lei non voleva dividere per tre

Spero volesse dividere almeno per due

Forse si mi avesse voluto far fuori lo avrebbe già fatto

Le stringo la mano, cerco di incrociare le mie dita con le sue

Abbasso il finestrino

Il caldo e la sabbia

Le luci della sera

Dubai e saremo ricchi

Alice avrà la sua villetta, i suoi fiori, i suoi animali, i suoi dipinti

Io forse troverò un po’ di pace

Mi potrei addormentare ma non è il caso

Arriviamo in aeroporto

Scendiamo

Cenno di saluto agli autisti

Check-in, sembra tutto a posto

Nessun bagaglio da spedire, abbiamo solo i due zaini

E tutto il mondo fronte

Arriviamo al controllo passaporti

Alice afferra i due zaini e passa prima di me

Entra

Arrivo io

Il poliziotto si ferma e ne chiama altri due

Mi volto

Alice non c’è più

Chiudo gli occhi

Alice non c’è mai stata

 

 

 

 

 
 
 

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