SECONDA OPERAZIONE SAN GENNARO
- alessandroonorato0
- 11 ago 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Parte Prima di Due

Claire, che non è una santa ma talvolta fa miracoli, sembra che mi abbia trovato un posto come insegnante di drammaturgia. C’è bisogno di lavorare e di tenersi un po’ lontani dalle bottiglie e dunque mi sto preparando per andare al colloquio, una formalità, così dice lei, in ogni caso penso bene di radermi e di mettermi una camicia pulita.
Suonano alla porta, apro, è Alice, nemmeno il tempo di chiederle come sappia dove abito che mi intima di partire. Dobbiamo andare a Napoli. Un progetto cinematografico made in Hollywood and a little bit in Italy, segretissimo, non può dirmi di più.
Così è la vita, e nel dubbio tra un’autostrada asfaltata che porta alla città successiva e uno sterrato che non si sa bene dove possa portare opto sempre per la seconda scelta.
Che poi viaggiare con Alice è una garanzia di disastro: autobus fino a LA, volo per New York, volo per Milano, treno per Napoli. Praticamente arrivo che sono frullato e fatico persino a capire chi sia Alice e soprattutto chi sia io.
Anche perché lei viaggia con delle adorabili goccine di narcotico quindi siamo sempre più o meno o dormienti o quasi. Ci concediamo il lusso di non chiederci come siano andati gli ultimi tempi o di commentare il nostro ultimo incontro.
È mezzogiorno e l’appuntamento sarà la sera. Spaghetto con le vongole, stanza nell'albergo che ha prenotato e letto, inteso come altro sonno confuso e ricco di sogni strani.
Mi sveglia che quasi fa sera, ed è quasi pronta. Osservo la sua silhouette contro la luce della finestra, il mare dietro.
Si volta e mi fa:
- Mi trovi invecchiata? –
La guardo, scuoto la testa in senso negativo, non parlo. Lei si perde a osservare il mare. Darei quanto ho, fosse anche metà del mio regno, per entrare nei suoi pensieri ma sono un labirinto a cui non è concesso l’accesso.
Si volta di nuovo:
- Vuoi una birra? –
Ecco, i miei di pensieri sono invece così banali che sguazzarci dentro è un piacere.
- Stavo proprio pensando a questo. –
L’appuntamento segreto si sarebbe tenuto in una villetta al Vomero. Zona altolocata, quasi nobiliare nelle gerarchie del posto, noi stiamo a Mergellina e ci vogliono tipo 20 minuti. Siamo in anticipo, il tempo di fare due passi, il caldo non è più quello estivo e la sera molla, quasi fresco. Quanto mi piace l’autunno. Quanto mi piace la birra fresca con il mare di fronte. Quanto mi piace sciogliermi in questi misteri. La stuzzico un po’ ma non c’è nulla da fare.
Si fanno le dieci della sera, non le ventidue come si dice al nord, così mi sottolinea lei con aria saputella, è l’ora dell’appuntamento, andiamo.
Entriamo nella villetta, ben arredata, ci accoglie un padrone di casa dall'aria aristocratica e la erre moscia, che fa tanto aristocratico da queste parti. E ci offre da bere e mangiare pure qualcosa, e noi lo ricopriamo di complimenti, e lui si compiace, e ancora un po’ di Aglianico, che è “Barrolo del Sud” (sì, Barolo con due erre per lui), e io sostengo che anche senza il paragone avrebbe già tanto da raccontare come uva, e Alice dice che sono un grande esperto di vino, e io sostengo invece di essere un grande bevitore, famoso come ubriacone almeno da Santa Monica a Santa Barbara, e lui ride, e noi ancora a fargli complimenti per la casa, e lui ancora altro Aglianico, e le dieci si fanno le undici e ancora non si comincia.
Io comincio a chiedere un po’ il perché del ritardo e vengo apostrofato di mancare di pacienza (sì, con la c al posto della z) e che il nostro interlocutore non vorrà avere addosso occhi indiscreti.
Mi sembra di partecipare ad un incontro di massoneria, o qualcosa di ancora più losco, cerco di limitarmi nel bere per potermela godere, e Alice mi ogni tanto mi accarezza la spalla, quanto Aglianico che ho addosso, ora inizio veramente a friggere. Poi ci sono i quadri con i Papi che mi fissano che fanno un po’ angoscia.
Quando sono ormai quasi le undici e trenta della sera, entrano in casa altre due persone, una signora sulla cinquantina, vestita di troppa gioielleria ricca per essere a Napoli, e un signore un po’ più giovane, forse sulla quarantina, hanno entrambi l’aria molto americana, punterei su LA, da quasi esperto ormai, ma non ci giurerei.
Ci sediamo, brindisi con l’Aglianico, e si comincia.
Attacca la signora. Dice che quanto ci stiamo per dire dovrà essere sigillato da un accordo di segretezza. Acconsentiamo tutti. Fa girare dei contratti, appunto un vincolo di silenzio, e firmiamo. Poi va al sodo.
In pratica l’operazione l’ha messa su Alice, sfruttando il suo ascendente sull'aristocratico di Napoli e sul signore americano, che scopro essere un regista, mentre la signora rappresenta una grossa casa di produzione.
L’aristocratico detiene i diritti di “Operazione San Gennaro”, film di culto del ’66 di Dino Risi. La signora è lì per prenderne i diritti, e farlo girare a quel regista. Sembra che Alice sarà una delle protagoniste, e io dovrò curare l’adattamento.
- È tutto nei contratti che ho qui. –
Prosegue come un panzer tedesco la produttrice.
Mi gira la testa e mi viene un po’ da ridere. Mi sembra un’idea così bislacca che fatico a trattenermi. Provo a chiedere il perché vada riscritto e mi sento dire che:
- Dobbiamo strizzare l’occhio alla generazione cresciuta con i Gangster Movie. Cioè va bene il gruppetto che deve rapinare il tesoro di San Gennaro, ma sarà molto più Gomorra e più Casa del Papel. –
Chiedo il motivo di tanta segretezza per questa [minchiata] strana idea e mi spiega che temono che altre major possano mettere gli occhi su questi diritti. Qui l’aristocratico un po’ si offende e sostiene:
- Ma se vi ho detto che ve li cedo, che non vi fidate? –
E insomma le cose vanno avanti per un po’, poi suonano alla porta, ed entra un signore anziano ben vestito.
- Scusate, ho sentito che state per girare un film, vorrei presentarvi mio nipote che è molto bravo con la cinepresa, ha anche girato dei corti che hanno suscitato grande interesse –
Momento di imbarazzo generale, con la produttrice che inizia a parlare in inglese con il regista e a chiederci come questo tizio sapesse della cosa quando entra una donnona con l’aria di chi ha appena attraversato il pianerottolo aggiungendo:
- Ah, ma qua si fa una pellicola? Mia nuora fa gli abiti per il teatro, se vi potesse interessare ve la porto qua volentieri… -
Mezzo istante, altri due si propongono come comparse.
Il primo non fa in tempo a finire che scatta un parapiglia generale, il regista si alza imprecando facendo cadere l’Aglianico, io mi getto per terra cercando di salvare il prezioso rosso, la produttrice trattiene il regista mentre prova a spingere fuori gli “intrusi”, con l’aristocratico che conclude con un bel:
- Napoli è Napoli, non esistono i segreti qui. –
Alla fine l’accordo si chiude. Tutti si rallegrano, iniziano le firme.
Quando tocca a me non riesco a trattenermi dal creare un po’ di tensione asserendo:
- Dobbiamo chiedere il permesso a Dino Risi però, sennò meglio che non se ne faccia nulla. Qua a Napoli siamo cristiani, ma anche scaramantici e un po’ pagani, non so se lo sapete ma discendiamo da saraceni, greci e dai marziani. –
La produttrice mi fissa in silenzio.
- E tu che ne sai? –
- Sono un po’ napoletano anche io, e stasera mi ci sento più che mai, in fondo non avete pensato a me per questo? –
Lei vorrebbe replicare ma il regista le fa cenno di lasciar perdere e darmi ragione. Ci congediamo, non prima che Alice torni alla carica con altre importanti questioni:
- Il nostro gentile ospite ci farà avere il permesso di fare riprese nel carcere di Napoli, e tramite qualche contatto di avere anche Senta Berger per un cameo. È l’ultima protagonista dell’originale ancora in vita. Gli eredi di Totò e e Manfredi ci faranno usare le loro immagini, e poi… Udite, udite… Un gioco di contatti, e di un politico innamorato da sempre della Berger… Ho modo di farci utilizzare il vero tesoro di San Gennaro per girare –
Applausi e brindisi. Insomma sarà un successo, al botteghino e forse anche agli Oscar. Io avrò la statuetta come Miglior Sceneggiatura non Originale, e salterò tra le sedie come Benigni ma probabilmente non lo dedicherò a Maradona perché in cuor mio so che a Napoli il più venerato è Pino Daniele.
Torniamo in albergo, sono un po’ ubriaco. Mi sdraio nel letto che gira un po’ tutto. Alice si sdraia vicino a me.
- Certo che fare tutto questo per un film… Non voglio sapere come hai fatto ma è davvero pazzesco. –
Lei mi guarda, ride. Mi accarezza, poi si sdraia vicino a me e mi sussurra all'orecchio:
- Ma quale film… Ancora non l’hai capito? Ho un accordo ben diverso con l’aristocratico… Io e te ruberemo per davvero il tesoro di San Gennaro. -
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