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Pirates of the Isle of Wight

  • alessandroonorato0
  • 1 ago 2024
  • Tempo di lettura: 4 min



La bussola indica un porto nuovo. Il vento della passione ci spinge ancora. Barra dritta e si riparte.

È di nuovo tempo di Fringe, quello di Ventnor stavolta. È di nuovo tempo di raggiungere il Regno Unito. Ma per portare in scena il nostro di Re, la storia di Randy Fierce: uomo – pornoattore – leggenda.

Mi rimetto i panni di Dresda e torno a comandare la banda. A dieci anni dalla prima volta in Inghilterra. A rifare questo spettacolo per la quarantaquattresima volta, più altre due. 46 date. Chissà che prima o poi non diventi un cult veramente, come sosteneva uno scozzese in tempi non sospetti.

Con me c’è Singapore, sul palco con me da quand'eravamo ragazzini. C’è anche Tijuana, anche con lei ormai ne ho fatte parecchie. Poi Amsterdam, infine Dublino, al suo esordio. Siamo un bel quintetto.

Ventnor non sarà forse situata nel punto più estremo di tutti i Carpazi ma comunque non è facile da raggiungere. Si vola, come sempre in ritardo quando gli aerei sono arancioni, poi mi metto al volante sul lato sbagliato per una buona oretta e mezza, poi un bel traghettino che porta il nome di una Duchessa, non il galeone con sirena a prua che ci meriteremmo ma comunque molto British, ancora auto su e giù per l’isola di Wight, scoprendo con piacere che non esiste solo nelle parole dei Dik Dik ma anche nel mondo vero e infine ci arriviamo.

Che poi ci tengo a dire che sentivamo molto la necessità a dire a tutti gli abitanti dell’isola che in Italia la loro casa è famosa per una canzone ma loro di ricambio ci guardavano sempre con perplessità, quando poi dicevamo che la band erano i Dik Dik ridevano invece un sacco per l’evidente assonanza con gli organi riproduttivi maschili di Albione.

Ventnor si trova sul punto più estremo a sud dell’isola di Wight, affacciata sulla Maledetta Manica, a guardare con giusto sospetto i francesi appostati sull'altro lato del mare con le loro baguette sotto le ascelle a sentirsi superiori bevendo champagne invece di tè caldo. Zona di relitti, di gabbiani, di pescatori e fish and chips, di birre scure e tiepide ma con i pub stranamente più ricchi di rum che di gin o whisky. Un po’ inglesi un po’ pirati, in questo posto un po’ sull'orlo del mondo un tale di nome Jack, non Sparrow ma altrettanto coraggioso, anni fa ha tirato su un festival che è diventato sempre più bello e grande. L’allure un po’ da circo, con grandi tendoni che fanno la loro comparsa nelle verdi colline che danno sul mare, ed è diventato un bel crocevia: attori locali pronti ad esprimersi, attori da fuori che scaldano i muscoli in vista di Edimburgo ad agosto, altri ancora semplicemente in cerca di nuovo pubblico o di aggiungere qualche altra storia alla loro carriera.

Il nostro appartamento è in realtà ricavato da una chiesa sconsacrata. Il nostro teatro è in realtà ricavato da un edificio industriale in disuso.

Il nostro pasticcio di pesce è in realtà ricavato dagli avanzi della sera prima.

Tutto è una copia di una copia di qualcos'altro. Chissà se anche noi siamo le copie di quelli che eravamo prima, forse migliorate, magari peggiorate. Io ultimamente mi ero sentito meno pirata del solito e forse stare lontano da certi ambienti troppo a lungo mi fa male. Ho bisogno di ritrovare qualche faccia amica. Ci sono Ryan ed Hellen, ancora loro. Erano in scena subito dopo di noi ad Edimburgo cinque anni fa, e siamo diventati amici. Poi lui ha fatto il tecnico per noi quando con Pjpo abbiamo fatto il tour dei record (di whisky bevuti - ma non solo) nel 2022. E mi sembrano sempre uguali e sembra che non sia passato un giorno. Anche se il mio spettacolo e la mia compagnia sono state stravolte dalle cose della vita e la loro compagnia non c’è più. Rimaniamo noi e i nostri legami.

Il debutto è travolgente. Pressoché sold-out, ultimamente stiamo vendendo sempre meglio. E la banda recita bene.

La seconda segue il flusso, la terza chiude in bellezza, una delle performance migliori di sempre di questo show. Eh, sì, ci ha messo un po’ tanto a prendere la forma finale. Le mega – gang di Londra, Edimburgo e Milano. Il gruppetto alternativo di Brighton. I meravigliosi di Colchester. I super-alternativi di Cres. Dal galeone dei pirati si sale e si scende, ma l’obbiettivo resta sacro.

Tre date sono sempre troppo poche. Non fai nemmeno in tempo ad abituarti che devi impacchettare il tutto, stavolta per la prossima tappa in Estonia. Saluto il palco, come sempre, offro un giro di birra ai tecnici, le cui preghiere sono sempre molto potenti, ed è già l’ora dei saluti. Dove andrai, che farai, ad Edimburgo tornerai?

Cerco di non pensarci troppo. A Ventnor ci sono tanti gabbiani, diversi pirati e tanti fantasmi. Lascio che la birra alleggerisca i pensieri.

Ho ascoltato musica rock in una chiesa (sì qui hanno davvero un rapporto strano con le chiese), visto uno spettacolo strano che parlava di due persone che litigano mentre una delle due sta conducendo un programma radiofonico, ascoltato altra musica un po’ sul Goa in un tendone. Mi sono intrufolato durante una tecnica notturna vivendo una scena degna di un film di Fellini. Ho fatto di nuovo il mio e l’ho fatto bene.

Riconduco la barca e l’equipaggio verso la nostra terra.

Pirati del palco, ubriaconi riconosciuti, ladri di applausi, inseguitori di sogni con la borsa sempre in mano.

Ma forse non potremmo essere altro.


Soon may the Wellerman come

To bring us sugar and tea and rum

One day, when the tonguing is done

We'll take our leave and go

 
 
 

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