Death and all her friends
- 24 ott 2024
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Rientrato a San Fran mi ero reso conto che l’equilibrio dei mesi precedenti era sfumato.
È prerogativa degli uccelli migratori come me, rientrare nei vari nidi sparsi in giro pensando che nulla cambi quando poi, per quanto inaccettabile e al contempo banale che sia, il mondo va avanti anche senza di te.
In fondo Fellini era diventato romano e quando ha raccontato Rimini l’ha fatto attraverso dei ricordi che non esistevano più.
Non lo facciamo forse tutti noi?
Amava Rimini ma non sarebbe tornato a viverci manco per il cazzo.
Scusate il francesismo.
Wale era sparito, Reebo sulla costa est per lavoro, il clan era alle prese con il lancio del brand di Barbie e quindi meno dedito alle solite avventure.
Mica avevano aspettato me per mettersi a fare moda eh, era stata una coincidenza.
Ogni tanto però gli astri vogliono che tu faccia i conti con te stesso e nulla può evitarlo.
Che poi che male ci sarebbe a fare una vita regolare no? Sveglia, lavora, mangia, bevi il giusto, fai all’amore se gira bene, dormi.
Ma a certi spiriti è concesso, ad altri no.
Così mi scrive la Spagnola. Per chi non la conoscesse, Selina è una scrittrice Spagnola di fama, 450 miliardi di copie vendute, libri tradotti in 975 lingue, 8 Nobel per la letteratura consecutivi bla bla bla. Ma io la conosco per una fugace quando intensa e giustamente non troppo sporca notte d’amore e per il fatto che mi ha rubato un racconto che le è valso 100’00 dollari. Vecchia storia ginevrina. Ma ancora brucia. O meglio, brucerebbe se non avesse quegli occhi lì per cui hanno scritto i poeti quelle labbra lì per cui si sono mossi eserciti, quel ventre che è una distesa di grano bla bla bla.
Oh, mica si può sempre stare a spiegare tutto.
Se una gnocca ti piomba in casa in un periodo giù la accogli a prescindere da quanti soldi ti abbia soffiato.
Sì, il fatto che sia piombata in casa è romanzato, mi ha scritto che era in California e il resto è venuto da se.
Nel dubbio, nascondo i manoscritti che non si sa mai.
Poi è un bel tango.
Come stai? È un po’ che non parliamo… Com’è andata a Stoccolma? Io ero a Napoli, poi in Tunisia, poi in galera. Si ma niente di serio. Lei Cuba. 100’000 euro sono davvero tanti cuc cubani. Spiagge, musica, mohito, avventure. Malbec cileno. Tiro fuori qualcosa dal forno. Insiste che io accenda le candele. Insisto che scelga lei la musica. Sguardi lunghi, frasi brevi. Altro Malbec cileno. Quando dice “che suegno” che in spagnolo si scriverebbe con la egne parlando di qualcosa la bacio.
Si ti perdono tutto.
Sarà una notte interessante.
Morbidi incastri feroci angoli destrutturata confusione erotica giocosità alcolica.
Il giorno arriva troppo presto, come sempre.
È in cucina a preparare dei churros.
Meraviglia delle meraviglie le cose sembrano girare bene.
Però mi dice che la sta raggiungendo un’amica. Maria Helena.
Si c’è posto. No non mi scoccia. Non capisco molto il quadro generale ma non son tipo da porsi troppe domande. E la giornata prosegue.
Caffè
Chiacchiera
Caffè
Due passi
Maria Helena arriva
Non si capisce chi sia cosa faccia
Però arriva con una valigia grande
Il divano le va benissimo
Bella Maria Helena
E insomma andiamo un po’ in giro
Le porto al Den Tella
Qualche birra
Rientriamo
Poi Selina ci lascia
Deve andare fare sbrigare
Restiamo io Maria Helena
Ci guardiamo un film e poi a dormire, io nel letto, lei sul divano
Selina non torna il giorno dopo
Porto un po’ Maria Helena in giro
Ha una bellezza tutta sua
Forse è solo il mistero che la avvolge a incuriosire
Visto che svia ogni mia domanda
È vaga in ogni parola
Mi ascolta con interesse il che un po’ stuzzica il mio ego ma non basta
Una seconda notte
Selina non torna di nuovo
Provo a capire quanto a lungo avrò questa donna in casa ma sembra poco, almeno in teoria
Un po’ mi dispiace che dorma sul divano ma sarebbe strano invitarla a dormire con me
La terza notte dormo sul divano io
Le offro il letto, magari poi mi inviterà lei
Non lo fa
Al quarto giorno il risentimento per Selina comincia a farsi sentire, non può sparire così e in più lasciarmi questa situazione dai.
Poi Maria Helena è bella, mi ascolta, ha un suo fascino… e in più è… come dire… vicina.
Eppure non c’è stata mai da parte sua alcuna vena di malizia
La sera la porto al Babylon
Tanto dove vado io, lei viene
Che sia a vedere i pescherecci o a una festa del nuovo Principe
Eh sì, nel frattempo è stato eletto un nuovo Principe qua in Cali, dove nessun regno è eterno e le leggi del marketing impongono sempre qualcosa di nuova.
O un qualcuno che sia un qualcosa.
Al Babylon beviamo tequila, balliamo sudiamo.
La folla ci schiaccia, la guardo, svia.
È così vicina che ne sento l’odore
Le dita si sfiorano
Mi avvicino
Dice che la folla le mette ansia
Usciamo a prendere una boccata d’aria
Le sigarette bruciano le ore notturne, un uomo racconta d’un amore perso in qualche bar, mentre due saffiche fluorescenti intrecciano le lingue. La prima con la mano infilata nella tasca posteriore neghi shorts Vivienne Westwood della seconda. Plastico amore rovente a quaranta centimetri dalla mia spalla destra, e l’amore non si cura della cenere della mia sigaretta che vola sugli stivali Demobaza destrutturati.
E in tutto questo vortice di umanità, con il cielo di San Fran e le sue stelle, tra la cenere e gli echi di cassa in quattro quarti, con il sapore di tequila sulle labbra e una sete di vita che non finisce mai che chiedo a Maria Helena chi cazzo sei che cazzo vuoi.
Lei dice che sono scortese a parlare così.
Mi chiede se voglio un pompino.
Scoppio a ridere come fossi un verginello intimidito.
Le dico che voglio portarla a vedere le dune di sabbia di Dune.
Così riprendiamo l’auto e la strada e la notte e la musica e lo spirito vagabondo.
Lei mi chiede se può dormire un po’.
Le rispondo che la sveglierò quando arriveremo a Dune.
E le due ore passano comunque veloci con i Gaslight Anthem come compagnia, la strada libera, l’aria fredda e… I capelli di Maria Helena.
Lo spettacolo a Dune è incredibile. L’alba arrossa tutto. Siamo su Marte. C’è vita su Marte. Noi siamo vita. Faccio saltare un po’ l’auto, lanciamo un piccolo urlo ogni volta che il senso di vuoto ti prende il cuore e lo stomaco. Poi scendiamo, scivoliamo, rotoliamo. Affondiamo nel rosso.
Cadiamo nella sabbia uno accanto all’altra. Siamo molto vicini. Le guardo le labbra. Belle, rosse, carnose, invitanti. Poi abbasso lo sguardo, forse un po’ triste.
Lei mi chiede cosa c’è che non vada.
Nulla.
Dice che lo sa. Che le piaccio ma non si può.
Perché?
Un perché più incredulo che insistente.
Per Selina?
No, non c’entra Selina.
E allora?
Io sono una mantide religiosa. Se succede, poi morirai.
È sicuro?
È una cosa già comprovata.
Quante volte?
Dodici.
Dodici uomini sono morti dopo aver fatto l’amore con Maria Helena.
Ci soffri?
Sì, tanto.
Mi dispiace.
La abbraccio.
Non mi interessa il come quando.
E l’hai mai detto a qualcuno prima di farlo?
Non lo dico mai. Rifiuto e basta. Oppure accetto, e lascio che succeda.
E perché a me lo dici?
Perché penso potresti essere il primo a farlo lo stesso.
Mi vedi così disperato per un po’ di figa?
Lei ride, di gusto, bellissima.
No, non è questo, e lo sai.
È disperazione?
In parte, forse. O forse la forza di pensare che non ci sia nulla di più romantico che morire per una donna.
Mi avvicino, la annuso, le sfioro le labbra.
Hai visto, Helena? È l’alba.
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