C'era anche Gabo
- alessandroonorato0
- 27 giu 2024
- Tempo di lettura: 5 min

Tutto era tornato alla normalità.
Barbie era tornata sul divano, a imprecare contro il televisore.
Bisognava fermare l’avanzata degli israeliani, bisognava fermare l’avanzata dei deserti, bisognava fermare l’avanzata delle farine di grillo.
Jack e Janette erano tornati a tempestarci una volta o due a settimana.
C’è un nuovo Re in città si chiama Don Julio, ha quasi cinquecentanni e quando lo beviamo siamo splendidi.
Il ritorno della tequila, il ritorno dei miei amici e chissà che altro potrà tornare.
Io ero tornato a scrivere, stavo sceneggiando un biopic su Marlon Brando insieme a tre dilettanti che erano però più bravi di me.
Tutta questa normalità portava all'equilibrio e l’equilibrio era cosa buona e giusta e probabilmente sarei potuto anche arrivare a sessantanni continuando così.
Ma poi mi chiama Don, no, non è per un lavoro, lo sai che sono contrario a certe cose, è proprio contro la mia etica, sono il tuo agente dovresti saperlo, tu trovi i lavori – io prendo la percentuale – funziona così
E insomma mi obbliga a partecipare a un incontro in cui ci saranno presenti diversi scrittori tutti come me sotto contratto con la Marsupiali Editori, famosi per vendere libri in paesi dove c’è un tasso di alfabetizzazione inferiore al 10% e un tasso di alcolismo tra i suoi autori superiore al 95%, incontro fortemente voluto dal nostro illustre Presidente Belandi, famoso principalmente per aver introdotto le trofie al pesto a Venice Beach.
Sei sigarette, tre birre e una discussione sul reboot di Pirati dello Yemen – La Maledizione della prima Mezzaluna – e tutti i chilometri che dividono San Fran da LA e sono al meeting.
C’è Maxa, gli Dèi della California lo fulminino, scrittore che si considera l’erede di Palahniuk ma che in realtà di lui ha solo lo sguardo da fulminato e per la verità mi mette un po’ d’ansia.
C’è Strami, che stimo molto perché ha scritto una serie di romanzi giallorossi – cioè non sulla Roma – nel senso che sono dei romanzi gialli – cioè del mistero – ma con tinte hard. Tipo lui sta indagando su uno strangolatore seriale e finita l’analisi della scena del crimine finisce a far cose con la collega. Tutto molto bello.
Poi ci sono Miss Elise e Frank, Robin e MacBoo. E il Presidente. Tutto sommato qualcuno è venuto, non tutti, ma forse i giovani non li avevano voluti invitare. Che poi i giovani in questa casa editrice hanno comunque i capelli bianchi, se li hanno. Mi chiedo cosa ci faccia io qui.
Ed è il solito programma da mercoledì sera: cucina cinese, birre sgasate, intensi dibattiti sul grande ritorno della letteratura giapponese, sui ghost writer, sull’indecente effetto che l’inflazione ha avuto sul prezzo della pizza.
Ma poi si arriva all’argomento più pericoloso di tutti: il nuovo romanzo del leggendario Gabriel Garcia Marquez: Ci vediamo in agosto.
E insomma: l’ha scritto lui, non l’ha scritto lui, è morto da dieci anni come avrebbe potuto scriverlo? Sono andati sulla sua tomba e l’hanno trovato lì. L’ha scritto da vivo, e ci ha messo quasi venticinque anni. Voleva fosse distrutto. No, non lo voleva, solo non era più in grado di intendere e di volere quando ha detto che non voleva. Se non voleva non voleva e basta. Io non sono in grado in intendere e di volere nemmeno adesso dopo dodici birre di cui le ultime nove sgasate. Marquez è vivo e lotta insieme a noi. Non è più l’autunno di una volta da quando lui non c’è più. Le puttane sono più tristi di prima e l’amore arriva anche al tempo del covid. Voleva. Non voleva. Non contava se volesse o meno. I figli sono avidi, o meglio stronzi. I figli non l’han fatto per i soldi l’han fatto per lui. Vende più lui da morto che tutti noi insieme da vivi. MacBoo e Frank finiscono alle mani. Sacrilego si mischia a messicano che si mischia al fatto che nessuno scriverà mai che questa cena era cronaca di una polemica annunciata e dopo questa ciascuno di noi si rinchiuderà in cent’anni di solitudine. Voleva. Non voleva. Voleva. Non voleva.
Come possono otto adulti risolvere una polemica che prosegue ormai da diverse ore? Nell’unica maniera possibile: effettuando una seduta spiritica con lo scopo di evocare l’anima del defunto Gabo e chiedergli di persona cosa ne pensa. Nessuno di noi era purtroppo uscito di casa con una tavola ouija e quindi ci arrangia un po’ come si può con una candela, una matita, un pezzo di cara, un bicchiere…
Ci mettiamo in cerchio, ci prendiamo per mano e cerchiamo di metterci in contatto con lo spirito giusto, che non si sa mai che invece per sbaglio si evochi Sargatanas e finisca tutto in tragedia. Che poi, Sargatanas è comunque un demone con i controfiocchi, non un Nebiros qualunque, ma nemmeno un Satanachia che sarebbero veramente dolori.
Un brivido mi corre lungo la schiena. Ma non lo facciamo forse per questo? Anni fa Kalissa Faust mi ha corrotto l’anima cercando di farmi finire nelle grinfie di Lucifer Belzebub ma alla fine me la sono cavata. Però Frank ha la mano sudaticcia e mi fa un po’ schifo tenerlo per mano. Dall’altra parte Strami ha una piccola manina fredda, e mi sembra accarezzi un po’ la mia. Sembra una bella donna e pare anche divertente, quasi quasi mi allungherei anche un pochino io ma non riesco a non pensare a quanto sia sudaticcia e schifosa la mano di Frank ma non possiamo rompere il cerchio sarebbe pericolosissimo, Maxa già è insopportabile così figuriamoci se fosse pure posseduto dal demonio. Però già mi immagino a esorcizzarlo armato di crocefisso e Sant’acqua, e la scena ha un che di comico che mi immagino un po’ tipo esorciccio a lanciargli addosso anche olio sale e pepe così che il condimento sia ben fatto.
E infine lo spirito di Gabo, del grande Gabriel Garcia Marquez, sembra farsi vivo. Robin emette un gridolino stridulo. Il cuore aumenta i battiti. A Frank la mano suda ancora di più. Apro gli occhi. Strami ha le cosce serrate, sembra quasi eccitata. Belle gambe. Di fronte a me Miss Elise scandisce ordinata:
- Sei tu, Gabo? –
Un colpo. Vuol dire sì.
- Hai scritto tu Ci vediamo in agosto, Gabo? –
Un colpo. Vuol dire sì.
- Volevi fosse pubblicato, Gabo? –
Due colpi. Vuol dire no.
- Vuoi essere vendicato di quello che ti hanno fatto, Gabo? –
Due colpi. Vuol dire no.
Peccato, perché l’idea di andare a trucidare i figli di Marquez perché così ci hanno detto gli spiriti mi sembrava una buona idea. Soprattutto se devi spiegarlo alla polizia.
Chiudiamo la nostra seduta, e di concerto la nostra serata.
Mi lavo le mani prima di uscire, che la destra puzza di Frank, che scrive romanzi fantasy, non vorrei mi venisse un brutto male.
Scambio di sguardi con Strami. Usciamo, beviamo, ci amiamo? Vorrei chiederglielo ma non lo faccio. Mi abbraccia un poco e mi bacia.
Il vento soffia da oriente stanotte a LA. Domani le strade saranno piene di sabbia, e dei sogni di tutti noi. Città delle stelle, città degli angeli, città della sabbia. Lo spirito di Marquez mi accompagna verso l’hotel. Avremo sbagliato qualcosa a fine rituale, finisce sempre così. E figurati se tra tutti non me lo dovevo portare a casa io.
Gli dico che la stanza puzzerà di whisky e cattive idee. Se ne va anche lui.
Su Mulholland Drive non restano nemmeno i fantasmi stanotte.
Comments